Solo nel supermercato e a pagamento. Anzi no: si possono portare anche da casa, purché siano nuovi. Riutilizzarli, infatti, è vietato. E se qualcuno non rispetta la legge? Toccherà al titolare dell’esercizio commerciale verificare l’idoneità. Tradotto: sui sacchetti bio obbligatori dal primo gennaio 2018 è caos, con il governo che dopo soli quattro giorni è in qualche maniera costretto a intervenire sulla questione. Risultato: la toppa è peggio del buco. Anche e soprattutto perché complica ulteriormente le cose e si riferisce a un aspetto non contemplato nella direttiva Ue del 2015, quella da cui tutta la vicenda ha preso origine.
LE PAROLE DEL MINISTERO DELLA SALUTE – Con ordine. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, infatti, stamattina il ministero della Salute non ha potuto far altro che prendere una posizione ufficiale. Con queste parole del segretario generale del dicastero Giuseppe Ruocco: “No al riutilizzo dei sacchetti bio quando si acquista frutta e verdura al supermercato, ma non siamo contrari all’impiego di buste monouso nuove che il cittadino può portare da casa“. “Il problema inizialmente non era sanitario, bensì ambientale – ha ricorda il segretario generale – poi il ministro dell’Ambiente ci ha chiesto un parere che verosimilmente sarà inserito in una circolare unica Ambiente-Salute. Dobbiamo allo stesso tempo assicurare il mantenimento dell’igiene e della sicurezza dei locali”, ha ribadito Ruocco, cercando di “contemperare le esigenze di libertà e di sicurezza”. Fugato l’obbligo di acquistare i famigerati sacchetti nei punti vendita, quindi, ecco aperto un nuovo fronte di divieto, quello del riutilizzo, che a sentire Ruocco “determinerebbe il rischio di contaminazioni batteriche con situazioni problematiche”. Ciò non toglie, però, che il cittadino può portarsi i sacchetti da casa, “a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti”. Non esiste, infatti, nessun divieto alla possibilità per il cittadino di utilizzare le proprie buste, “più economiche o addirittura gratuite“. Il titolare dell’esercizio commerciale, ha aggiunto Ruocco, “avrebbe ovviamente la facoltà di verificare l’idoneità dei sacchetti monouso introdotti”. Quest’ultimo dettame, tuttavia, apre il campo a scene surreali, con i titolari dei supermercati e dei punti vendita costretti a vigilare sul tipo di prodotto introdotto dai clienti.
LA POSIZIONE (IDENTICA) DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE – La posizione del ministero della Sanità è ovviamente la stessa del dicastero dell’Ambiente. Lo ha anticipato il ministro Galletti in un’intervista a Repubblica. “Parliamo di cibi freschi – ha detto – Vale la normativa igienico sanitaria. Io rivendico la bontà del provvedimento ambientale: ho fatto una scelta chiara e trasparente per evitare abusi, e ne assumo la titolarità. Oggi il consumatore sa quanto paga: tra 1 e 2 centesimi, cifra irrisoria in un anno” ha sottolineato Galletti, secondo cui “se non avessimo fatto la scelta di metterlo in chiaro, il costo sarebbe finito nel prezzo di vendita” e non sarebbe stato “controllabile. L’aumento poteva anche essere molto più elevato, e c’è un dovere di trasparenza verso il consumatore”. In serata, poi, è stato reso noto il contenuto della circolare interpretativa emessa dal Ministero dell’Ambiente e inviata alla grande distribuzione (Coop, Federdistribuzione e Conad): le borse di plastica di qualsiasi tipo, si legge nel documento, “non possono essere distribuite a titolo gratuito” dai supermercati, e “il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino”.
LA DIRETTIVA UE DEL 2015 – Eppure la direttiva Ue del 2015 sulle buste di plastica ha un obiettivo diverso: il “rischio di contaminazioni batteriche” (per dirla con Ruocco) non è neanche contemplato, visto che l’obiettivo unico era quello di ridurre l’uso dei sacchetti, assicurando che non venissero forniti gratis nei punti di vendita. Nessun cenno, quindi, alla questione del riuso né su potenziali conseguenze sanitarie. Una linea confermata in giornata da un portavoce della Commissione Ue dopo la polemica scoppiata in Italia. L’intervento dell’Unione europea sulla materia – è stata la spiegazione ufficiale – nasce dalla “grande preoccupazione” suscitata da un fenomeno che ruota intorno a due cifre: ogni anno vengono consumati 100 miliardi di buste di plastica destinate a restare nell’ambiente per 100 anni. La norma europea è stata messa a punto nel rispetto del principio ‘chi inquina paga’ e tutti i Paesi Ue, ad eccezione di Spagna e Romania, hanno già notificato le misure con cui recepiscono la direttiva. Quindi, ha detto ancora il portavoce, “bisogna fare in modo di utilizzare le buste di plastica solo quando non se ne possa veramente fare a meno e, in alternativa, ricorrere ad altri contenitori riutilizzabili per il trasporto dei prodotti dal negozio a casa”. La direttiva del 2015 dà comunque agli Stati membri la possibilità di introdurre ulteriori ‘misure di mercato‘ per scoraggiare l’uso delle buste di plastica. Insomma: un gran pasticcio.
L’ESPOSTO DEL CODACONS – Sui sacchetti biodegradabili a pagamento il Codacons ha presentato un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia. Lo annuncia con un comunicato l’associazione dei consumatori, che ha deciso di lanciare una battaglia legale contro la misura. “Chiediamo alle Procure di aprire indagini sul territorio alla luce del possibile reato di truffa, verificando il comportamento di ipermercati, supermercati ed esercenti nella vendita dei sacchetti biodegradabili – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perché stanno arrivando segnalazioni da parte dei consumatori di tutta Italia che denunciano come il costo degli shopper venga loro addebitato anche in assenza di acquisto dei sacchetti, in modo del tutto illegittimo“. In sostanza, denuncia il Codacons, se un consumatore decide di acquistare un prodotto ortofrutticolo sfuso senza imbustarlo, ad esempio un ananas, un mango o anche una sola mela, al momento della pesatura la bilancia emette uno scontrino che contiene già al suo interno l’addebito di 2 o 3 centesimi di euro per il sacchetto di plastica. Critico inoltre il Codacons verso il Ministero della Salute che oggi ha detto “no” alla possibilità di riutilizzare i sacchetti per la spesa di frutta e verdura perché sussisterebbe un rischio di eventuali contaminazioni. “Si tratta di una assurdità clamorosa – attacca il presidente Rienzi – Se il consumatore porta il sacchetto pulito da casa non esiste alcun rischio di contaminazione, semmai è l’ortofrutta esposta in vendita che può contaminare le buste della spesa. Non si capisce poi perché un sacchetto riutilizzabile possa contaminare frutta e verdura e lo stesso discorso non valga per le scarpe, le borse, gli zaini, i cappotti, i guanti indossati dai cittadini che entrano in un supermercato”. L’associazione infine annuncia una istanza d’accesso al Mise per conoscere quali aziende producono bio-shopper in Italia, quali sono i loro profitti e l’entità delle tasse pagate nel nostro paese, ed eventuali rapporti tra i vertici di tali società e membri del Governo e del Parlamento.
Ambiente & Veleni
Sacchetti bio a pagamento, il ministero: “Ok portarli da casa, no al riutilizzo”. Ecco ciò che dice la direttiva Ue
Giuseppe Ruocco, segretario generale del dicastero della Salute, prende ufficialmente posizione nel dibattito sui sacchetti a pagamento introdotti dal 1 gennaio: "No al riuso, ma non siamo contrari al fatto che il cittadino porti le proprie buste". Ue: "Utilizzare le buste solo quando non se ne possa veramente fare a meno e, in alternativa, ricorrere ad altri contenitori riutilizzabili per il trasporto dei prodotti". Ricorso del Codacons in 104 procure d'Italia
Solo nel supermercato e a pagamento. Anzi no: si possono portare anche da casa, purché siano nuovi. Riutilizzarli, infatti, è vietato. E se qualcuno non rispetta la legge? Toccherà al titolare dell’esercizio commerciale verificare l’idoneità. Tradotto: sui sacchetti bio obbligatori dal primo gennaio 2018 è caos, con il governo che dopo soli quattro giorni è in qualche maniera costretto a intervenire sulla questione. Risultato: la toppa è peggio del buco. Anche e soprattutto perché complica ulteriormente le cose e si riferisce a un aspetto non contemplato nella direttiva Ue del 2015, quella da cui tutta la vicenda ha preso origine.
LE PAROLE DEL MINISTERO DELLA SALUTE – Con ordine. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, infatti, stamattina il ministero della Salute non ha potuto far altro che prendere una posizione ufficiale. Con queste parole del segretario generale del dicastero Giuseppe Ruocco: “No al riutilizzo dei sacchetti bio quando si acquista frutta e verdura al supermercato, ma non siamo contrari all’impiego di buste monouso nuove che il cittadino può portare da casa“. “Il problema inizialmente non era sanitario, bensì ambientale – ha ricorda il segretario generale – poi il ministro dell’Ambiente ci ha chiesto un parere che verosimilmente sarà inserito in una circolare unica Ambiente-Salute. Dobbiamo allo stesso tempo assicurare il mantenimento dell’igiene e della sicurezza dei locali”, ha ribadito Ruocco, cercando di “contemperare le esigenze di libertà e di sicurezza”. Fugato l’obbligo di acquistare i famigerati sacchetti nei punti vendita, quindi, ecco aperto un nuovo fronte di divieto, quello del riutilizzo, che a sentire Ruocco “determinerebbe il rischio di contaminazioni batteriche con situazioni problematiche”. Ciò non toglie, però, che il cittadino può portarsi i sacchetti da casa, “a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti”. Non esiste, infatti, nessun divieto alla possibilità per il cittadino di utilizzare le proprie buste, “più economiche o addirittura gratuite“. Il titolare dell’esercizio commerciale, ha aggiunto Ruocco, “avrebbe ovviamente la facoltà di verificare l’idoneità dei sacchetti monouso introdotti”. Quest’ultimo dettame, tuttavia, apre il campo a scene surreali, con i titolari dei supermercati e dei punti vendita costretti a vigilare sul tipo di prodotto introdotto dai clienti.
LA POSIZIONE (IDENTICA) DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE – La posizione del ministero della Sanità è ovviamente la stessa del dicastero dell’Ambiente. Lo ha anticipato il ministro Galletti in un’intervista a Repubblica. “Parliamo di cibi freschi – ha detto – Vale la normativa igienico sanitaria. Io rivendico la bontà del provvedimento ambientale: ho fatto una scelta chiara e trasparente per evitare abusi, e ne assumo la titolarità. Oggi il consumatore sa quanto paga: tra 1 e 2 centesimi, cifra irrisoria in un anno” ha sottolineato Galletti, secondo cui “se non avessimo fatto la scelta di metterlo in chiaro, il costo sarebbe finito nel prezzo di vendita” e non sarebbe stato “controllabile. L’aumento poteva anche essere molto più elevato, e c’è un dovere di trasparenza verso il consumatore”. In serata, poi, è stato reso noto il contenuto della circolare interpretativa emessa dal Ministero dell’Ambiente e inviata alla grande distribuzione (Coop, Federdistribuzione e Conad): le borse di plastica di qualsiasi tipo, si legge nel documento, “non possono essere distribuite a titolo gratuito” dai supermercati, e “il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino”.
LA DIRETTIVA UE DEL 2015 – Eppure la direttiva Ue del 2015 sulle buste di plastica ha un obiettivo diverso: il “rischio di contaminazioni batteriche” (per dirla con Ruocco) non è neanche contemplato, visto che l’obiettivo unico era quello di ridurre l’uso dei sacchetti, assicurando che non venissero forniti gratis nei punti di vendita. Nessun cenno, quindi, alla questione del riuso né su potenziali conseguenze sanitarie. Una linea confermata in giornata da un portavoce della Commissione Ue dopo la polemica scoppiata in Italia. L’intervento dell’Unione europea sulla materia – è stata la spiegazione ufficiale – nasce dalla “grande preoccupazione” suscitata da un fenomeno che ruota intorno a due cifre: ogni anno vengono consumati 100 miliardi di buste di plastica destinate a restare nell’ambiente per 100 anni. La norma europea è stata messa a punto nel rispetto del principio ‘chi inquina paga’ e tutti i Paesi Ue, ad eccezione di Spagna e Romania, hanno già notificato le misure con cui recepiscono la direttiva. Quindi, ha detto ancora il portavoce, “bisogna fare in modo di utilizzare le buste di plastica solo quando non se ne possa veramente fare a meno e, in alternativa, ricorrere ad altri contenitori riutilizzabili per il trasporto dei prodotti dal negozio a casa”. La direttiva del 2015 dà comunque agli Stati membri la possibilità di introdurre ulteriori ‘misure di mercato‘ per scoraggiare l’uso delle buste di plastica. Insomma: un gran pasticcio.
L’ESPOSTO DEL CODACONS – Sui sacchetti biodegradabili a pagamento il Codacons ha presentato un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia. Lo annuncia con un comunicato l’associazione dei consumatori, che ha deciso di lanciare una battaglia legale contro la misura. “Chiediamo alle Procure di aprire indagini sul territorio alla luce del possibile reato di truffa, verificando il comportamento di ipermercati, supermercati ed esercenti nella vendita dei sacchetti biodegradabili – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perché stanno arrivando segnalazioni da parte dei consumatori di tutta Italia che denunciano come il costo degli shopper venga loro addebitato anche in assenza di acquisto dei sacchetti, in modo del tutto illegittimo“. In sostanza, denuncia il Codacons, se un consumatore decide di acquistare un prodotto ortofrutticolo sfuso senza imbustarlo, ad esempio un ananas, un mango o anche una sola mela, al momento della pesatura la bilancia emette uno scontrino che contiene già al suo interno l’addebito di 2 o 3 centesimi di euro per il sacchetto di plastica. Critico inoltre il Codacons verso il Ministero della Salute che oggi ha detto “no” alla possibilità di riutilizzare i sacchetti per la spesa di frutta e verdura perché sussisterebbe un rischio di eventuali contaminazioni. “Si tratta di una assurdità clamorosa – attacca il presidente Rienzi – Se il consumatore porta il sacchetto pulito da casa non esiste alcun rischio di contaminazione, semmai è l’ortofrutta esposta in vendita che può contaminare le buste della spesa. Non si capisce poi perché un sacchetto riutilizzabile possa contaminare frutta e verdura e lo stesso discorso non valga per le scarpe, le borse, gli zaini, i cappotti, i guanti indossati dai cittadini che entrano in un supermercato”. L’associazione infine annuncia una istanza d’accesso al Mise per conoscere quali aziende producono bio-shopper in Italia, quali sono i loro profitti e l’entità delle tasse pagate nel nostro paese, ed eventuali rapporti tra i vertici di tali società e membri del Governo e del Parlamento.
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Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Le persone vogliono sentirsi sicure nelle loro città, nelle loro case. Ma l'approccio della destra è sbagliato perchè non basta rafforzare i presidi delle forze dell'ordine, che neanche fanno perchè non ci mettono soldi e mandano poliziotti a fare la guardia ai centri migranti vuoti in Albania, servono presidi sociali e educativi e anche la questione del cambiamenti climatico è una questione di sicurezza". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Milano, 22 gen. (Adnkronos) - "Come ogni anno, Samsung presenta il nuovo flagship: Samsung Galaxy S25. Lo scorso anno, con Galaxy S24, abbiamo introdotto per la prima volta l’intelligenza artificiale sugli smartphone e quest’anno, con la nuova serie, facciamo un ulteriore balzo in avanti, riuscendo a dare all’intelligenza artificiale una connotazione ancora più fluida, semplice e, direi, conversazionale”. Lo spiega ai microfoni dell’Adnkronos Nicolò Bellorini Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia, in occasione di Samsung Galaxy Unpacked 2025, l’evento con cui l’azienda sudcoreana presenta la nuova serie di smartphone Samsung Galaxy.
Questa rivoluzione nel mondo degli smartphone AI è resa possibile da diverse innovazioni, la multimodalità in primis, come sottolinea Bellorini: “Samsung Galaxy S25 è in grado di capire perfettamente il contesto nel quale avvengono le richieste, perché comprende voce, video, suoni, testi, file Pdf e qualunque altra cosa. La seconda innovazione importante è la potenza degli agenti AI, che consente a S25 di performare task complessi, che possono andare anche da un’app all’altra”.
I più recenti top di gamma di Samsung portano infatti le capacità di Galaxy AI a un livello superiore, con un’elaborazione AI avanzata direttamente sul dispositivo, migliorando ulteriormente il comparto fotografico leader del settore Galaxy grazie a ProVisual Engine di nuova generazione e offrendo prestazioni eccezionali grazie al processore Qualcomm Snapdragon 8 Elite per Galaxy.
La nuova serie Galaxy S25 stabilisce così un nuovo standard per l’AI mobile, garantendo l’esperienza mobile più naturale e consapevole mai raggiunta, e rappresenta il primo passo nella visione di Samsung di cambiare il modo in cui gli utenti interagiscono con i loro smartphone e con il mondo che li circonda.
“Come l’anno scorso, sono tre i modelli disponibili, Galaxy S25 Ultra, Galaxy S25+ e Galaxy S25, con vari tagli di memoria - conclude il Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia - da 128Gb fino 1Tb, tutti con 12Gb di Ram”.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Quale è la visione del governo Meloni di fronti ai cambiamenti climatici? E' semplice, basta fare così". Lo dice Elly Schlein tappandosi gli occhi all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato. "Come facevamo da bambini, quando c'era qualcosa che ci faceva paura. Ma il prezzo della non conversione, del non affrontare i cambiamenti climatici è molto più costoso che farlo".
"Quanta competitività perdono le aziende italiane rispetto" ad altri Paesi dove si investe in rinnovabili? Ma "il governo non se ne occupa. Questi sono invece gli obiettivi che ci stiamo dando in vista della Cop 30" in Brasile.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La Lega di Matteo Salvini non perde tempo e scavalca a destra Giorgia Meloni, sempre più legata all'internazionale nera, annunciando la decisione di aprire il dibattito per dire stop all'adesione dell'Italia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Questa posizione, ispirata all'analogo passo compiuto ieri da Donald Trump, rappresenterebbe un grave segnale di isolamento dell'Italia a livello internazionale e dai principali organismi impegnati nella tutela della salute globale". Così Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Avs.
"L'Oms non è solo un'istituzione scientifica di riferimento, ma un baluardo nella lotta contro pandemie, malattie croniche e disuguaglianze sanitarie in Africa e nei Paesi più poveri. Quando, a metà del XIX secolo, la peste, il colera e la febbre gialla hanno scatenato ondate mortali in un mondo appena industrializzato e interconnesso, l’adozione di un approccio globale alla salute è diventata un imperativo. Medici, scienziati, presidenti e primi ministri convocarono con urgenza la Conferenza Sanitaria Internazionale di Parigi nel 1851, un precursore di quella che oggi è la più grande del suo genere: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nota come Oms. In mezzo alle crisi, ai conflitti, alla continua minaccia di epidemie e ai cambiamenti climatici, l’Oms ha reagito: dalle guerre a Gaza, in Sudan e in Ucraina fino a garantire l’arrivo di vaccini e forniture mediche salvavita in aree remote o pericolose, svolgendo un ruolo fondamentale di indirizzo nel rispondere all'emergenza Covid-19".
"La Lega dimostra ancora una volta un approccio irresponsabile, che antepone logiche ideologiche e sovraniste al benessere dei cittadini. Interrompere la nostra adesione all'Oms significa rinunciare a strumenti essenziali di coordinamento globale, scambio di conoscenze e accesso a risorse indispensabili per affrontare emergenze sanitarie. Andrebbero ignorati: ma siccome governano il Paese è bene sapere cosa pensano di questa folle proposta il Ministro della salute Schillaci, la premier Giorgia Meloni e la maggioranza di destra che sostiene il suo governo" conclude Bonelli.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - L'Istituto per il Credito Sportivo e Culturale ('Icsc') torna per la seconda volta sul mercato delle emissioni Esg portando a termine con straordinario successo il collocamento di un prestito obbligazionario Social unsecured senior preferred dedicato al supporto di investimenti ad elevato impatto nei settori Sport e Cultura, riservato agli investitori istituzionali.
L’operazione ha registrato ordini complessivi per circa 2 miliardi di euro, pari a oltre 6 volte l’offerta iniziale. L’emissione ha visto la partecipazione di un’ampia platea di sottoscrittori nazionali ed esteri per il 45%, in particolare Germania/Austria (24%), a dimostrazione del crescente interesse degli investitori per il settore delle infrastrutture sociali in Italia.
Il prestito obbligazionario, con scadenza a cinque anni e cedola a tasso fisso annua del 3,50%, costituisce la prima emissione a valere sul programma Emtn (Euro Medium Term Note) da 1 miliardo di euro pubblicato il 19 dicembre 2024, la seconda per Icsc dopo l’emissione stand alone del 2022. Il rating del Social Bond è stimato in linea con quelli assegnati alla Banca dalle agenzie S&P e DBRS, rispettivamente pari a BBB- (Stable) e BBB (Positive).
I proventi dell’emissione saranno utilizzati per sostenere investimenti ad elevato impatto sociale nei settori Sport e Cultura, in linea con la missione dell’Istituto e gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“L’emissione del nuovo Social Bond riflette il crescente impegno di Icsc sul fronte della finanza sostenibile, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dei settori Sport e Cultura. La straordinaria domanda da parte degli investitori istituzionali conferma la fiducia dei mercati nei confronti di Icsc, riconoscendone la consolidata capacità di mobilitare capitali a lungo termine secondo principi di sostenibilità, responsabilità e inclusione sociale, equità intergenerazionale. Lo Sport e la Cultura rappresentano in misura crescente asset class in grado di generare significative opportunità di investimento a impatto, creando valore economico e sociale, reale e duraturo per il Paese", ha commentato l’Amministratore Delegato Antonella Baldino.
Il bond, ammesso alla negoziazione presso il mercato regolamentato della Borsa del Lussemburgo, è stato emesso a valere sul Social Bond Framework di Icsc, pubblicato nel luglio 2022, che ha ottenuto una favorevole Second Party Opinion rilasciata da Iss Corporate Solutions, confermando l’allineamento agli Icma Principles e la robustezza degli Eligibility Criteria.
Imi-Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Santander e Morgan Stanley hanno agito in qualità di Joint Lead Managers del collocamento.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Mi ha molto colpito la fila di multimiliardari" all'Inauguration Day. "E' un'idea di società opposta alla nostra, una società in cui sono i ricchi a scrivere le leggi per tutti gli altri e a scegliere i giudici che le facciano rispettare. E anche da queste parti non ce la passiamo troppo bene". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La politica sta facendo abbastanza sul cambiamento climatico? No. E noi come prima forza di opposizione del Paese abbiamo una responsabilità di un governo che nega l'emergenza e ci riporta indietro. Mentre occorre rendere transizione ecologica conveniente ma le politiche di questo Paese non hanno mai accompagnato questa innovazione". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
"Troppe esitazioni e ritardi. Confidiamo nella leadership di Lula che ha organizzato la prossima Cop a Belem, nel cuore dell'Amazzonia" dopo "l'esito insoddisfacente della Cop 20 a Baku. Dobbiamo evitare che tra le tante ricadute nefaste dell'elezione di Trump ci sia un massiccio disimpegno degli Stati Uniti" nelle politiche per il clima. "Abbiamo sentito il suo discorso di insediamento grondante di slogan della campagna elettorale. Il pianeta non si può permettere 5 anni di Trump con queste premesse. E' vero è stato democraticamente eletto, ma c'è chi non ha potuto votare: la nuove generazioni che ci chiederanno il conto".
"A questo nuovo indirizzo dell'amministrazione americana è necessaria una risposta altrettanto forte dell'Europa, è necessario un protagonismo dell'Ue ma non è l'aria che tira a Bruxelles e questo come Pd ci preoccupa moltissimo".